torno spesso

Torno Spesso, un libro sullo spopolamento e la possibile cura

Un grande male affligge i nostri territori: lo spopolamento. In mancanza di “buoni motivi” in pochi scelgono di restare e abitare l’entroterra. Tutti (o quasi) in cerca di sbocchi lavorativi e socioculturali che spesso i nostri paesi non riescono a offrire più, soprattutto laddove le poche iniziative e gli aneliti di progettualità vengano soffocati da clientelismi e dalla rassegnazione per cui “tanto non cambia nulla”. Il progetto di Torno Spesso ha indicato le cause per cui i giovani fuggono e ha cercato nei racconti di quelli che sono rimasti o tornati le chiavi per arginare l’emorragia che sta dissanguando i nostri territori.

Un anno e mezzo di studi, propositi, incontri e attività condensati in pagine e versi. Nasce così la pubblicazione di “Torno Spesso”, nome di un progetto promosso dal comitato provinciale Arci di Benevento e finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ma “Torno Spesso” è anche un proposito. Quella rassicurazione sincera e spesso disattesa fatta alla nonna, alla mamma o al fidanzato prima di mettersi sul TAV. I contributi proposti, orientati a offrire “Uno sguardo su chi va, chi torna e chi resta” (come recita il titolo), affrontano sotto prospettive divergenti il tema dello spopolamento del Meridione e delle aree interne, e sono tutti frutto di esperienze e relazioni gravitanti intorno al progetto, incentrato sul nesso tra partenze e carenza di luoghi di cultura e aggregazione.

torno spessoIl libro, disponibile presso i circoli “Arci” del Sannio e in consegna alle locali biblioteche pubbliche, rigorosamente stampato presso una tipografia dell’estrema propaggine del Fortore, è curato dal giornalista Alessandro Paolo Lombardo (già responsabile della comunicazione per “Torno Spesso”) ed edito in collaborazione con l’associazione “Introterra”, giovane realtà che promuove forme di auto-organizzazione e informazione per la resistenza territoriale, attraverso strumenti creativi a sostegno di piccole realtà sostenibili. 10 i saggi proposti, introdotti dai versi di poeti e musicisti sanniti: “Il gioco dell’invisibilità” di Giulia Tesauro, “Premesse per (non) tornare” di Lorenzo Carangelo, “La mission (impossibile) di Arci nelle aree interne” di Fulvio Ianiro, “Questionari per anime in fuga” di Ramona Viglione, “Storie di amore e di esilio per aree interne” di Pasquale Raicaldo, “Un paese per vecchi: borghi culturali e beghe condominiali” di Alessandro Paolo Lombardo, “Filtri estetici del margine, l’esperienza di Landscape 2021” di Chiara Rigione, “Interferenze: sperimentare comunità nelle aree rurali” di Leandro Pisano, “Senso e valutazione dei progetti sperimentali” di Emilio Vergani, “Epilogo. Tornerò più spesso, e alla fine sono rimasta” di Carmen Ciarleglio.

«Vorremmo ricordarci così, all’ombra di chiome al propano scambiarci sguardi assenti, appollaiati sui bordi dei segnali stradali che ci indicano cosa comporta la scelta», scrive Francesca Mazzoni del collettivo “Catash”, a cui fa eco la studiosa indipendente di “beat generation” Francesca De Michele: «Io rifiuto /quell’aria / attaccata alla fuga / che chi sa quando mi farà tornare alla fonte. / Scappare o tornare / vuol dire snodare lo stesso dolore… Io sono l’abitante, Io sono l’avvenire. Io sono la meta e l’interminabile passo del tempo. Io sono questo verso inutile. Io vivo nell’abbraccio di un piccolo posto…». Gli autori dei versi introduttivi sono, oltre alle già citate Mazzoni e De Michele, Maria Grazia Galasso, Adriano Musto, Francesca Fallarino, Vittorio Zollo e Vittorio Palmieri. La pubblicazione è debitrice, inoltre, del contributo degli operatori culturali coinvolti dal progetto Diana Cusani, Antonella Falato Bellisario, Fulvio Ianiro, Francesca Lago, Sonya Marcarelli, Maria Silvestri, Angela Zampini, Luca Cocca, e dei soci dei circoli Textures Aps, Doxa Aps, Arci Sbig, Kinetta Aps, L’Agorà, Little Wing Lab e Doppiozero Lab.

«Non siamo alberi.» A differenza delle piante, gli esseri umani non sono dotati di radici che impediscono loro di muoversi e, per questo, gli è possibile camminare e circolare sul pianeta terra. A nessuno dovrebbe essere impedito di spostarsi e, spesso, ci si sposta proprio per necessità, lasciando i luoghi di nascita. (…) Le attività culturali, non solo a Benevento, ma anche nella provincia sono percepite quasi a zero. (…) La voglia di fare, nella città dormiente, sembra troppo spesso relegata ai soli soggetti indaffaratissimi che tirano le fila di voti, clientele e appalti, tra scandali di poltrone nelle amministrazioni, arresti e indagini tra gli uomini della chiesa e un’opinione pubblica sempre più assuefatta, pronta ad accettare persino la colonizzazione del capitalismo che avanza, mentre i piccoli negozi e associazioni battono in ritirata. Aspetti deteriori che potrebbero essere combattuti al centro della gestione del territorio l’ascolto dei bisogni e dei sogni dei giovani. Che non sono alberi, che possono camminare e sono liberi di scegliere se far crescere le proprie radici nel posto in cui sono nati oppure altrove. Ma quest’ultima dovrebbe, per l’appunto, restare una scelta, frutto della propria volontà e non di una tetra necessità. – cit. da “Questioni per anime in fuga” di Ramona Viglione

Foto di Adriano Musto in arte Terri.bile