Nel giro di 2 anni il sassofonista irpino Ettore Patrevita ha firmato quattro album, un viaggio musicale-documentario sui quarant’anni del terremoto dell’Irpinia e un “video walking tour” sul percorso esistenziale della Via Francigena nell’entroterra campano. Obiettivo: testimoniare con la musica i propri territori castrati dal progresso, e i suoni e gli echi delle campagne circostanti
Gli animali, la montagna e l’antico Regio Tratturo sono alcuni degli elementi costanti che il sassofonista trasforma in note per ripercorrere un sud interno che è anche un “interiore”. «Per salvare questi territori – è l’idea di Patrevita – bisogna viverli in comunità e testimoniarli con i propri mezzi: andare e ascoltare, fermare ogni momento prima che si dissolva del tutto». L’album “Lucese” (termine preso in prestito dal dialetto) rappresenta la promessa della luce del giorno dopo la “Scurìa”, titolo di un brano del precedente album, “Vascianza”, del 2019. «La parola “Vascianza” – spiega il musicista – indica un’area depressa del paesaggio, una dimensione in cui metaforicamente la bellezza diventa invisibile agli occhi stanchi e rassegnati di chi si lascia vivere. Un luogo dello spirito su cui portare nuova luce». La luce del giorno, appunto, o di nuovi giorni.
Adesso è la volta di “Massarìa”, che saràdisponibile in digitale e in copia fisica dal 22 aprile, “Giornata mondiale della terra”, e sarà la colonna sonora del prossimo documentario girato dall’associazione “Fronte Terra”. Dieci brani di “Massaria” costruiti in maniera corale con i musicisti Simone Ielardi, Carlo Natale, Luca Iori, Carlo Corso e le collaborazioni degli artisti “Makardia”, Vittorio Zollo, Lorenzo Cirocco, Giuseppe Capriello, Antonio De Luca. «Le note s’infrangono sui parati sdruciti – scrive “Il Mattino” – fanno vibrare i fili di muschio tra le fughe dei mattoni, raccontano a modo loro le vite che sono e furono, immerse nel limbo di un Novecento che sa ancora di casa».