amazonia

L’Amazzonia, se il polmone della Terra è in affanno

A causa degli incendi l’Amazzonia sembra emettere più CO2 di quanto riesca ad assorbirne. Quella che da sempre è vista come una riserva inesauribile di ossigeno oggi appare a rischio.

Un virus minaccia la sua salute. Un virus ben peggiore del covid-19 e sicuramente più aggressivo. L’opera dell’uomo è il virus che nell’ultimo secolo ha minacciato la salute dell’Amazzonia. Negli anni abbiamo assistito ad una deforestazione indiscriminata per lasciar spazio ad allevamenti intensivi di bovini e di soia, più remunerati di 1 ettaro di alberi ma con un maggior impatto ambientale. La situazione è peggiorata moltissimo negli ultimi 12 anni del governo Bolsonano che ha avviato una campagna selvaggia di deforestazione.

Alcuni studi rivelano che, a causa degli incendi, l’Amazzonia emette più CO2 di quanto riesca ad assorbire. Un miliardo e mezzo di tonnellate l’anno contro il mezzo miliardo che la vegetazione riesce a sottrarre. Risultato un miliardo di CO2 che si disperde nell’aria. Vale a dire la stessa quantità di emissione che rilascia una nazione come il Giappone.

Gli scienziati chiedono un’immediata riduzione dell’impatto dell’anidride carbonica sul pianeta. Potrebbe essere già troppo tardi. Il danno potrebbe essere irreversibile ma, se vogliamo avere qualche speranza di abitare ancora questo mondo, dobbiamo immediatamente cambiare rotta. L’Amazzonia è un grande problema, lontano ed inarrivabile. Ma non è necessario volare in Brasile. Mettersi di traverso davanti alle ruspe che abbattono gli alberi.

Il cambiamento possiamo operarlo già intorno a noi con piccoli e grandi gesti. In primo luogo possiamo impedire che vengano abbattuti impropriamente gli alberi delle nostre città. In secondo luogo possiamo coltivare le piante anche sui nostri balconi. Immaginate se ogni cittadino del mondo coltivasse la sua pianta o il suo albero sarebbe la vera rivoluzione verde! In oltre possiamo scegliere di consumare meno, di fare in modo di riutilizzare gli oggetti e farli durate più di una moda passeggiera.

Scriveva François-René de Chateaubriand “Le Foreste a precedere le civiltà, i Deserti a seguire.” Non lasciamo che la nostra civiltà diventi una pugno di sabbia soffiata via dal vento.