Simbolo del Solstizio d’inverno e del Natale, l’agrifoglio è l’albero del “ritorno alla luce”: pianta di protezione e di buon auspicio, governa, secondo i Celti, la metà buia dell’anno
L’agrifoglio è un piccolo albero alto fino a 8-10 m (più spesso un arbusto) sempreverde, nativo dell’Europa occidentale e dell’areale del Mediterraneo [Acta]. Considerata una pianta magica e beneaugurale fin da tempi remoti, è oggi una delle piante tradizionalmente usate durante il periodo natalizio. Essendo un arbusto sempreverde dalle foglie coriacee e spinose, evoca immagini di protezione e prosperità. Le sue bacche dal colore rosso vivo che maturano in autunno e durano sulla pianta diversi mesi sembrano rimandare, durante la profonda oscurità invernale, all’idea del Sole e pertanto fungono da talismano, assicurando il ritorno della luce e del calore alla fine della stagione buia.
Nella mitologia celtica, l’Agrifoglio era considerato il gemello sempreverde della Quercia: mentre quest’ultima controllava la metà luminosa dell’anno, il primo governava i bui mesi invernali. Consacrata dai Celti al dio Taranis (l’equivalente del Germanico Thor), si riteneva potesse proteggere dai fulmini. Era considerata in generale una pianta di protezione, tanto che i Celti appendevano i suoi rami alle porte e alle finestre per tener lontani gli spiriti maligni. Una credenza simile era diffusa anche tra i Romani: Plinio, infatti, sosteneva che l’agrifoglio fosse capace di difendere la casa dai lampi e gli uomini dalle stregonerie [Culpeper].
Durante i Saturnali, che nell’antica Roma si festeggiavano dal 17 al 24 dicembre in onore del dio Saturno, i Romani avevano l’usanza di portare con sé dei ramoscelli di agrifoglio, in quanto li consideravano capaci di tener lontani i malefici [Cattabiani]. I contadini di Inghilterra, Francia, Svizzera e Germania usavano appendere dei ramoscelli di agrifoglio nelle case e nelle stalle per allontanare i sortilegi e propiziare la fecondità degli animali [Cattabiani].
L’agrifoglio a protezione della salute
Albero saturnino, come tutti i sempreverdi, è dotata di proprietà terapeutiche importanti. Purtroppo è oggi caduto in disuso, probabilmente anche a causa della fama immeritata di pianta velenosa in tutte le sue parti. In realtà, solo le bacche sono tossiche per l’uomo, potendo causare forme anche molto gravi di vomito e diarrea. Le foglie, invece, pressoché prive di significativa tossicità, hanno proprietà che sono tipiche delle piante “saturnine”. Esse sono, infatti, diuretiche, diaforetiche, febbrifughe, antimalariche, antigottose, toniche e favoriscono la guarigione delle ferite e delle fratture.
Mrs. Grive, nel suo “A Modern Herbal”, descrive le proprietà principali dell’agrifoglio:
“Le foglie di agrifoglio erano precedentemente usate come diaforetiche e un’infusione di esse veniva somministrata in caso di catarro, di pleurite e di vaiolo. Sono state usate anche nelle febbri intermittenti e nei reumatismi per le loro proprietà febbrifughe e toniche, e polverizzate, o prese in infusione o decotto, sono state impiegate con successo nei casi in cui la China aveva fallito […]. Il succo delle foglie fresche è stato impiegato con vantaggio nell’itterizia.
Le bacche possiedono qualità totalmente diverse dalle foglie, essendo violentemente emetiche e purganti, tanto che pochissime bacche inducono fortemente il vomito subito dopo essere state inghiottite, sebbene tordi e merli le mangino impunemente. Sono state impiegate nell’idropisia e anche, in polvere, come astringente per fermare i sanguinamenti.
Culpepper dice che ‘la corteccia e le foglie sono utili come fomentazioni per le ossa rotte e le membra slogate’. Considerava le bacche curative per le coliche.” [Grieve]
Secondo Angelo Angelini, è uno dei migliori astringenti del sistema venoso, il più efficace che si conosca in ambito vegetale. È adatto nella cura delle varici e dei rilassamenti venosi, nei postumi delle flebiti, negli edemi agli arti inferiori. È inoltre uno dei migliori diuretici naturali per la cura delle oligurie, delle litiasi urinarie, delle uremie, nei casi di gotta e nel trattamento delle asciti. [Angelini]
Le foglie sono state usate nella Foresta Nera come sostituto del tè. Il mate (o yerba mate o tè del Paraguay) è prodotto con le foglie di un’altra specie di agrifoglio, l’Ilex paraguariensis A. St. Hil.. [Grieve].
A cura di Pierluigi Campidoglio
Riferimenti
[Acta] Acta Plantarum, https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=8560
[Angelini] Angelo Angelini, “Il Serto di Iside”, vol. I, 3.a edizione, Edizioni Kemi (2015)
[Cattabiani] Alfredo Cattabiani, “Florario”, Oscar Mondadori (2012)
[Culpeper] Nicholas Culpeper, “Complete Herbal & English Physician” (1652)
[Grieve] M. Grieve, “A Modern Herbal” (1931)