Tra buone pratiche contadine e mascherine si è svolto, in alcuni campi tra Sannio e Irpinia, la “Scellecatura” dell’associazione Ecopotea, sorta di rito agreste sostenibile. «Forse sembriamo dei pazzi, intenti a diserbare a mano interi campi di grano – dichiara con sincerità Giuseppe Ciarcia di “Ecopotea” – ma in questo modo evitiamo di inquinare il cibo e la terra con i diserbanti, ed eliminiamo anche il passaggio di mezzi agricoli ritenuti indispensabili, ma che pure rilasciano particolato nell’aria, residui di olio, carburante e pneumatici sul terreno».
«Se vedete un campo di grano in cui crescono bellissimi fiori significa che non sono stati usati diserbanti chimici», aggiunge Erminio Nardone, vicepresidente dell’associazione. Perché non tutti i fiori e le piante competono con il grano, per cui molte erbe possono convivere con esso e continuare a decorare i campi, a beneficio della natura e della biodiversità.
Sembra un sogno per pochi, eppure si tratta di un modo diverso di vedere il mondo non privo di sostenibilità (oltre che ambientale) economica. «Attraverso gruppi di acquisto e comunità di autoproduzione (o con altre pratiche del variegato mondo dell’agricoltura sociale) si possono ottenere benefici per tutti, dai piccoli e medi produttori ai consumatori finali, valorizzando anche persone che non trovano (o non vogliono trovare) collocazione nell’ambito del lavoro e dello sfruttamento capitalistico. In questo contesto – conclude Vittorio Palmieri, attivista di Ecopotea – anche gli anziani possono ricoprire il loro ruolo storico nel mondo, che è quello di tramandare il passato».
apl