Alla fine si è verificato lo scenario peggiore: la guerra. Che è sempre sbagliata, sempre tragica, sempre orrenda. Una responsabilità assunta in pieno da Putin ma che ricade anche su Biden e sulle rispettive oligarchie. E non solo: a rendere possibile un esito così estremo è stata anche l’inconsistenza politica dell’Unione Europea, appesa a inutili satrapi della finanza gregari dell’atlantismo. E l’unica guerra giusta, semmai avverrà, è contro questi padroni di tutto il mondo
Una parte della Russia scende giustamente in piazza contro l’escalation in Ucraina. Le persone comuni comprendono che le guerre imperialistiche convengono solo alle élite politiche, ai potentati economici e militari che le vivono al sicuro dei loro uffici ingrossando la loro borsa e mandando ragazzi e ragazze innocenti a farsi ammazzare in nome dei loro interessi mascherati da alti ideali. Non convengono invece al martoriato popolo ucraino (ieri già 137 vittime e 316 feriti secondo i primi dati ufficiali), non convengono ai lavoratori russi che sosteranno il peso economico e militare del conflitto (e infatti ieri si sono fatti onore, manifestando in oltre 50 città e andando incontro a 1400 arresti), non convengono alle classi lavoratrici europee, che dovranno pagare bollette ancora più esorbitanti delle attuali e vedranno aggravarsi le loro già precarie condizioni di vita, se non si troveranno a subire addirittura a un allargamento a ovest del conflitto.
Anche in America e in Occidente, allora, sarebbe bello vedere delle proteste: contro l’inaccettabile scempio di Putin ma anche contro la Nato, che negli ultimi vent’anni ha “inglobato” Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord (14 Stati, tutti ex Urss, Patto di Varsavia e Federazione Jugoslava), effettuato esercitazioni militari ai confini con la Russia, ad esempio nei paesi baltici, nonché soffiato per otto anni sul fuoco della crisi ucraina. Una politica di sconsiderata provocazione riconosciuta da qualsiasi analista geopolitico e follemente assecondata dai leader ucraini, che hanno accettato di immolare il proprio popolo nella partita a scacchi tra Russia e Stati Uniti, avvezzi peraltro, questi ultimi, a scaricare i propri “assistiti” una volta svolto il compito (cfr. Afghanistan), dopo chissà quali “granitiche” garanzie di sostegno. Grande assente la UE, misero gregario dell’atlantismo, in qualche modo persino “punita” per il flirt energetico con Mosca e che ora sarà più lontana dal gigante eurasiatico ma ancora più dipendente dagli USA.
Ancora una volta il mondo occidentale paga l’inesistenza politica dell’Unione Europea, mero dispositivo burocratico e finanziario sottomesso agli interessi strategici statunitensi e privo di qualsiasi risorsa politica per intervenire da protagonista e mediatore nella questione Ucraina: un ruolo ovvio, che le spetterebbe geograficamente prima che geopoliticamente. Persino tra le righe degli inadeguati confronti televisivi prende forma una verità: «gli interessi europei e quelli statunitensi nella questione ucraina erano diversi». Se gli Stati Europei avessero avuto al governo dei leader, anziché dei freddi satrapi della finanza (vincolati ai propri stakeholder multinazionali anziché ai cittadini) avrebbero potuto fare realmente da mediatore, assumere una posizione distinta dall’uno e dall’altro contendente e probabilmente evitare la guerra, difendendo gli interessi umani, economici e strategici dell’Europa. E, soprattutto, salvare chissà quante centinaia (o migliaia, vedremo) di vite umane.
Al contrario, ci ritroviamo tutti a seguire con apprensione la mappa del conflitto, con la triste consapevolezza che l’Europa non sarà più la stessa, che la faccia deformata dal potere di un Putin violento e autoritario e la demenza senile di un Biden attaccabrighe interessato (entrambi con annesse oligarchie) hanno portato il nostro continente indietro di decenni. Che oltre alla storia è persa pure la geografia, perché l’Europa non arriverà più agli Urali. Così ha deciso per il momento un manipolo di malati di mente, che forse in questo momento sta facendo il pari e dispari per valutare la convenienza di scommettere o meno su una guerra nucleare.
L’unica guerra buona, se mai avverrà, sarà quella dei lavoratori e dei subalterni contro i padroni di tutto il mondo, che li opprimono con lo sfruttamento lavorativo, con la disoccupazione e la miseria, coi tagli al welfare, con le crisi ambientali, umanitarie, pandemiche. Altrimenti il 99% non può che desiderare la pace, e deve gridarlo forte al mondo. Perché, anche se sembrerebbe il contrario, di fronte a sociopatici sanguinari e cinici calcolatori che possono radere al suolo interi paesi in pochi minuti dalle loro sale dei bottoni, l’opinione pubblica internazionale conta e talvolta, alla lunga, può fare la differenza.