zampognari

Il rito irrinunciabile degli zampognari, che non teme pandemie

L’anno scorso nessuno si aspettava gli zampognari. Tra le colline nei dintorni di Benevento, Giampaolo Vicerè e Claudio D’Agostino hanno mantenuto intatto il rito della novena natalizia in tempi di soppressione della normalità, e anche quest’anno aspettano di imbracciare gli strumenti. «Non ce li aspettavamo gli zampognari, non si sente proprio l’aria di Natale. Meno male che loro hanno continuato a suonare, mantenendo viva una tradizione di gioia e musica», dichiarano gli abitanti delle colline sannite. Perché di riti e ritmi c’è ancora più bisogno, quando la quotidianità e il corso delle cose sembrano sconvolti e irrecuperabili.

Il clima opprimente della paura legata al covid traspare ancora da questo videoreportage intenso e ricco di pathos, girato lo scorso dicembre sulle colline sannite. Ma la tradizione è stata più forte dell’emergenza. Giampaolo Vicerè e Claudio D’Agostino, entrambi operatori culturali della “Cooperativa Immaginaria” e della scuola civica “Alma d’Arte”, hanno tenuto duro, continuando a dispensare note rituali e atmosfere irrinunciabili tradizionali. «E’ bellissimo – commentano gli abitanti di Bagnara – avere ancora la possibilità di far ascoltare e vivere questo rito ai nostri figli ». E le colline beneventane li aspettano anche quest’anno, un po’ in ritardo per l’ennesimo disagio legato all’emergenza sanitaria.

Antichissimo strumento musicale diffuso in tutta Europa in tipi differenti, la zampogna accompagna da sempre le novene in tutta Italia. La sua presenza, marcata dall’inconfondibile suono emesso dalle sacche di pelle di pecora, serviva a scandire feste e momenti dell’anno agricolo, facilitando la transizione dall’anno vecchio a quello nuovo e celebrando la vittoria del sole sulle tenebre invernali. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, tuttavia, lo sviluppo della civiltà consumistica contemporanea, secolarizzata, urbanizzata, unito al fenomeno dello spopolamento dei paesi del sud e al lento spegnersi della civiltà contadina in favore di un’agricoltura industriale concentrata solo sui bisogni del mercato, hanno lentamente consumato le antiche usanze. «La ritualità degli zampognari – ha spiegato D’Agostino – è importante come quella del cibo e le persone sembrano averne più bisogno che mai». «Paradossalmente, l’anno scorso la maggiore ansia e drammaticità ha reso più atteso e sentito questo evento», ha spiegato Vicerè, in attesa di impugnare la fisarmonica per le novene anche quest’anno.