«Voglio bene alla ragazza che mi fa il dito medio. Per quelli come lei educazione civica e servizio militare». Gli oppositori: «Il mercato elettorale della paura si combatte con l’allegria»
In occasione dell’inaugurazione della sede della Lega a Portoferraio, sabato scorso, è approdato sull’isola a bordo di un elicottero il senatur Salvini, per l’occasione addobbato a felpa dopo la breve conversione sinistroide radical chic da music club… I discorsi sono rimasti pertanto quelli della più tradizionale felperia padana, accompagnati dalla solita prosodia da cattedrante che con un colpo di spugna e di tweet riduce la complessità di qualsiasi problema a pura banalità: «Arrivano in Italia senza permesso? Li mettiamo sul primo barcone e li spediamo a casa, semplice, semplice».
Applaudito a mo’ di icona pop in piazza Cavour, ma non da tutti e non per tutto: quando tenta di attaccare il premier Conte non scatta per lui l’ovazione attesa e scontata. In un’altra piazza della cittadina medicea Salvini è stato accolto da qualche centinaio di sardine colorate e in festa, che hanno testimoniato un’Italia che non intende piegarsi alla guerra tra poveri cavalcata dalla retorica leghista, scaricando le frustrazioni per uno Stato inefficiente sugli ultimi della Terra. Un’Italia aperta, tollerante, accogliente, antirazzista, antifascista, che ama la cultura, la musica e le poesie… Il piccolo racconto video di bMagazine descrive, grazie ai volti incrociati per strada, un desiderio di tornare in piazza che non risparmia, per fortuna, nemmeno l’Isola d’Elba.
Tuttavia questo guizzo ittico avrà senso solo se i detrattori di Salvini troveranno non solo la voglia di scendere in piazza contro il nemico comune, ma anche la capacità di unirsi in un percorso collettivo che riprenda in mano i temi usurpati dalle destre. Perché, recita la Costituzione partigiana, la sovranità appartiene al popolo. Non ai sovranisti.
Michele Intorcia