C’era un tempo in cui gli abitanti delle aree interne del Belpaese, d’estate, anziché andare al mare passavano il tempo «abbasc’a jumara», ovvero in un complesso ecosistema fluviale ed esistenziale su cui posavano pratiche quotidiane essenziali come lavarsi, lavare i panni, pescare e fondamentali momenti di aggregazione e introduzione alla vita sociale: si narra di prove di coraggio al fiume, sorta di iniziazioni popolari al gruppo e alla comunità.
Vi sono (pochi) luoghi fortunati, come l’affascinante pezzo di Alto Sannio nel video che proponiamo (una specie di Salento incastonato nell’Appennino), in cui questo è ancora possibile, o quantomeno pensabile. La domanda, a cui è sempre più urgente dare una risposta, è: perché? Perché in tanti paesi europei i borghi e i fiumi (per citare una recente inziativa sul tema) sembrano far parte di un unico armonioso, fluido ciclo vitale mentre dalle noste parti i fiumi, che pure hanno determinato la fondazione di storici insediamenti e città, sono stati accantonati, lasciati con noncuranza all’abbandono e alle forme più stupide e miserabili di sfruttamento e inquinamento? La razionalità materialistica e individualistica italica, con i suoi meccanismi dualistici di contrapposizione (uomo vs ambiente, fiume vs città) e il suo portato di disillusione orientata al profitto immediato, ha spezzato quasi ovunque la continuità fondamentale tra gli scenari e le energie della vita.
Secondo l’esperto di scienze religiose Giuseppe Esposito, Benevento è nata così: «I suoi due fiumi descrivono una grande “Y”, lettera greca ma anche simbolo pitagorico di congiunzione tra cielo e terra, tra mondo degli dei e mondo degli uomini; un vero e proprio diagramma naturale in cui le energie cosmiche fluivano, rendendo la zona ricca di possibilità. Quale miglior auspicio per fondare una città?». Eppure il capoluogo sannita e i suoi abitanti (attivisti della Lipu e pochi altri esclusi) hanno totalmente dimenticato i propri fiumi, e così hanno fatto la maggior parte dei paesi e delle comunità della provincia.
Nell’Alto Sannio c’è una meravigliosa oasi di resistenza (che pure rischia di guastarsi per l’afflusso talvolta eccessivo dovuto alla sua eccezionalità). Il breve video “Fare il bagno nel Sannio” vuol essere un pensiero fresco e gioioso da cui ripartire per ripensare l’intero ciclo dell’acqua nell’entroterra campano. E dunque in una parte del Sud Italia che arriva fino alla punta del Salento.
Alessandro Paolo Lombardo, Michele Intorcia
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