Le erbe dimenticate costituiscono una risorsa interessante sia dal punto di vista alimentare che salutistico. E alcune di loro nascondono vere e proprie sorprese. Diamo uno sguardo a un gruppo di piante che, a prima vista, sembrano volerci solo tenere alla larga, ma, a ben conoscerle, son più che utili a uomini e donne. A meno che queste ultime non siano regine…
Tra le erbe che oggi, di fatto, non si usano (né si conoscono) più ce n’è una particolarmente interessante. Anzi, non è una ma sono (almeno) tre, tutte imparentate tra loro: le piante del genere Eryngium, popolarmente conosciute come calcatreppole [1]: E. maritimum L. (calcatreppola marina), E. campestre L. (bocca di ciuco o calcatreppola campestre) ed E. amethystinum L. (calcatreppola ametistina).
Le calcatreppole hanno foglie e infiorescenze ben protette da robuste e pungenti spine e, in questo senso, somigliano molto ai cardi. A differenza di questi ultimi (che appartengono alla famiglia delle Asteraceae, cioè, per intenderci, quella delle margherite di campo, delle calendule e dei girasoli), gli Eryngium appartengono alla famiglia delle Apiaceae e sono, quindi, “imparentati”, piuttosto, con la carota, il sedano e il finocchio. Come questi ultimi, gli Eryngium sono tutti aromatici e perfettamente commestibili: le loro radici bollite o arrostite si dice abbiano un sapore a metà tra la castagna e la pastinaca (quelle della calcatreppola marina, più lunghe e tenere, si possono mangiare anche crude, mentre quelle delle altre calcatreppole rischiano di essere un po’ troppo fibrose), mentre i giovani getti con le foglie, raccolti rigorosamente quando sono ancora teneri (a meno che non vogliamo fare a tutti i costi un’esperienza “spinosa”) possono essere mangiati crudi o cotti, un po’ come sostituti degli asparagi.
La “parte” di mangereccio interesse non finisce qui, perché, infatti, associato all’Eryngium campestre cresce spesso il cardoncello (Pleurotus eryngii (DC.) Quél.), un ottimo e ricercato fungo commestibile.
La natura, però, non fa solo cose buone: ne fa anche di utili. Ed infatti queste piante, ormai assolutamente sconosciute in erboristeria, hanno un sacco di proprietà interessanti, potendo essere usate come alessifarmaci (antidoti a veleni), antiepilettiche, antiinfiammatorie, antiparassitarie, antispasmodiche, diuretiche, diaforetiche (stimolano la sudorazione), espettoranti, emmenagoghe (favoriscono le mestruazioni e sono utili in caso di sindrome premestruale), litontrittiche (rompono i calcoli), coleretiche (stimolano la produzione di bile da parte del fegato), afrodisiache, stimolatrici dell’appetito, balsamiche, carminative (eliminano i gas intestinali), discussive (“risolvono” gli indurimenti e gli “ingorghi umorali”), estrattive (cacciano le schegge e le spine dalla pelle), febbrifughe, galattofughe, blandamente ipotensive, nervine, vulnerarie (sanano ferite e fratture) nonché capaci di agire da tonico stimolante. [AlleanzaVerde]
Possono essere usate in caso di: tessuti e linfonodi rigonfi e induriti, scrofola, ascessi induriti, parotite; morso o puntura di qualunque “bestia velenosa” (scorpioni, serpenti, insetti: viene anche citata tra le piante capaci di fungere da antidoto contro la più velenosa pianta della flora italiana, l’aconito!); febbri ordinarie e periodiche; reumatismi acuti e cronici, dolori ai lombi e dolori in genere; itterizia, ingrossamento della milza, “trabocco del fiele” (colestasi); edemi, idropisia, stranguria, calcoli renali e vescicali, renella, ritenzione di acido urico, cistite, uretrite; catarro, tosse, pertosse, tubercolosi, asma, bronchite; coliche, crampi, diarrea, emorroidi, gas intestinali, mancanza di appetito, scorbuto; convulsioni, epilessia, opistotono, paralisi, delirio, semplice nervosismo, depressione, palpitazioni; idrocefalo nei bambini; ferite e fratture ossee (uso esterno), ulcere renali; sifilide, malaria, gonorrea; come antiparassitario contro tenie, ossiuri, Leishmania, Trypanosoma; in caso di “atonia” degli organi generativi, sterilità; ingrossamento o infiammazione della prostata, impotenza; emmenagogo, galattofugo, in caso di prolasso dell’utero, tendenza all’aborto spontaneo; per estrarre schegge e spine dalla pelle. [AlleanzaVerde]
Insomma, una vera e propria farmacia concentrata in un unica pianta! Ma la chicca forse più curiosa (e per qualcuno, chissà, interessante) è che le radici di queste piante, soprattutto nel periodo dei Tudor (dinastia inglese che ha regnato dalla fine del 1400 agli inizi del 1600), venivano candite con lo zucchero ed eventuali aromi e vendute così.
Note anche come “kissing comfits” (confetti da bacio), venivano usate per rinfrescare l’alito (pare che la regina Elisabetta I si sia rovinata i denti a furia di mangiarle [Vermeulen]), come tonici per le persone debilitate dalla tubercolosi e per le “persone vecchie e anziane che sono consumate ed appassite dall’età, e che necessitano di umidità naturale” [Gerard], ma soprattutto – udite! udite! – come afrodisiaco e tonico sessuale “ristorativo”, specialmente utile per ringalluzzire le persone anziane e per migliorare i “difetti della natura per i più giovani” [Gerard]. Insomma, un antesignano naturale del Viagra, funzionante e senza effetti collaterali (beh, denti a parte!).
Pierluigi Campidoglio
Immagine in evidenza: Calcatreppola marina – Eryngium maritimum L. ([Apel])
Riferimenti
[AlleanzaVerde] Monografia sugli Eryngium https://www.alleanzaverde.com/blog/?p=1301 (o https://www.academia.edu/60444285/Eryngium_in_Erboristeria_Versione_italiana_)
[Apel] Michael Apel, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
[Gerard] John Gerard, “The herball, or, Generall historie of plantes”, London (Ed. 1636)
[Lefnaer] Stefan.lefnaer, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
[Vermeulen] Frans Vermeulen, Linda Johnston, “PLANTS – Homeopathic and Medicinal Uses from a Botanical Family Perspective”, Saltire Books (2011)
Note
[1] Attenzione perché con calcatreppola si indica anche un’altra pianta, la Centaurea calcitrapa L., assolutamente non correlata agli Eryngium.