L’estate lascerà campo libero all’autunno il 23 settembre alle 3.03 (ora italiana). In questo giorno cadrà l’equinozio d’autunno, periodo dell’anno in cui la natura muta sotto i nostri occhi coinvolgendo tutti i nostri sensi. L’equinozio segna il passaggio dall’allegria estiva alla quiete autunnale, tradizionalmente, era considerato un periodo significativo per via del raccolto. Ma anche oggi, in una società separata dalla natura, è tempo di raccolta degli sforzi, è tempo di bilanci per capire se i buoni propositi stiano dando i loro frutti e per tessere nuovi intenti.
Cos’è l’equinozio d’autunno?
La parola “equinozio” deriva dal latino aequĭnoctĭum, derivato dalla locuzione aequa nox, che significa «notte uguale (per durata) al dì». Con questo termine si intende quindi il momento in cui giorno e notte hanno approssimativamente la stessa lunghezza. L’equinozio d’autunno si verifica ogni anno a settembre, nell’emisfero settentrionale la data segna la fine dell’estate astronomica e l’inizio dell’autunno astronomico, mentre al contrario nell’emisfero australe serve a datare l’inizio della primavera astronomica.
Esso ricorre due volte durante l’anno solare e in quel momento il periodo diurno, ovvero quello di esposizione alla luce del Sole, e quello notturno sono uguali, giungendo i raggi solari perpendicolarmente all’asse di rotazione della Terra. Gli equinozi occorrono a marzo e a settembre del calendario civile; insieme ai solstizi, marcano il momento di avvicendamento delle stagioni astronomiche sulla Terra.
Il momento di raccogliere i frutti del proprio lavoro
Spiritualmente parlando, l’autunno rappresenta il momento in cui dobbiamo riconoscere l’abbondanza come stato naturale dell’essere. Le nostre vite attraversano cicli di crescita, raccolto, morte e rinascita così come accade nella natura. Un breve e intenso momento in cui dobbiamo guardarci dentro. Il susseguirsi delle stagione sono punti chiave della vita, nel passaggio stagionale molte culture percepivano un più potente messaggio per l’umanità. La saggezza della terra era celebrata attraverso l’equinozio d’autunno come una delle fasi di un viaggio spirituale che rifletteva quello naturale. Così come la natura nasce, muore e rinasce ciclicamente così noi siamo in grado di rinascere e vivere un numero di vite infinite nel corso del nostro percorso.
Diversi sono i riti e le celebrazioni che accompagnano questa giornata e sono presenti in tutte le culture e le religioni, ognuno a suo modo riconosce l’importanza di questa data come l’inizio e la fine di qualcosa, ed ognuno a suo modo – secondo i propri costumi – celebra la fine dell’estate e l’ingresso dell’autunno. Sono tantissime le usanze del mondo che celebrano questo momento. Alcune affondano le loro radici in riti pagani e antichissimi, altre in tradizioni secolari e in feste che si protraggono anche per il mese di ottobre. Di seguito ne descriviamo, in breve, qualcuna.
Mabon, la festa pagana della Wicca
Con il termine Mabon ci si riferisce all’equinozio d’autunno, uno degli otto Sabbat della Wicca. Conosciuto anche come Festa del Secondo Raccolto, questo giorno che si trova a metà tra i due solstizi, e che è caratterizzato dalle stesse ore di luce e bui, rappresenta l’equilibrio di tutte le cose. È celebrato con l’introspezione. L’invito di questa festa è quello di riflettere sul passato e sul presente, di prendersi del tempo per sé per trovare armonia ed equilibrio e per celebrare i frutti raccolti dopo una lunga semina.
Shūbun No Hi, tempo di raccolti e la celebrazione dei propri cari
La Shūbun No Hi è una delle feste più sentite di tutto il Giappone e fa parte dei 24 Setsubun, i giorni di transizione considerati i più importanti dell’anno. Le celebrazioni, che cadono di 23 settembre, sono dedicate alla nuova stagione, ai raccolti e ai buoni auspici, ma anche a tutte le persone che non ci sono più. In tutto il Paese, infatti, le persone fanno visita ai propri defunti portando loro in dono cibo e fiori. Poi la tradizione si conclude con lunghe passeggiate tra le foglie d’acero che si preparano a cambiare colore e che anticipano la meravigliosa tradizione della caccia ai colori autunnali.
Machu Picchu, la pietra che che lega il Sole
Nel sito archeologico di Machu Picchu c’è una pietra particolare la cui parte superiore assomiglia a un palo inclinato, che proietta l’ombra del sole. Durante l’equinozio l’inclinazione della pietra combacia perfettamente con l’inclinazione dei raggi del sole e così la pietra non proietta nessuna ombra. Si pensa che questa pietra servisse proprio per predire l’arrivo dell’equinozio. Secondo la tradizione Inca in quel momento il dio Sole è per un attimo come “legato” alla roccia. Ecco perché questa pietra si chiama Intihuatana, cioè “luogo che lega il sole”. E in effetti è proprio qui che si recano migliaia di persone durante l’equinozio d’autunno, per ammirare la proiezione dei raggi del sole sulla pietra che, proprio in questa occasione, annulla ogni ombra.