Energia nucleare per la transizione ecologica? No, Grazie!

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La commissione europea decreta che per la transizione ecologica si potrà utilizzare energia elettrica prodotta attraverso l’impiego di energia nucleare affianco al gas metano. L’impiego del nucleare affiancato all’uso dei gas naturali dovrebbe – secondo il parere della commissione europea – garantire al vecchio continente una facile “transizione ecologica”. Consentendoci di affrontare con meno problemi la fine della stagione dei combustibili fossili. 

Le dichiarazione della Commissione EU ha spaccato l’opinione pubblica europea. Il dibattito si è fatto molto più accesso a causa dell’aut-aut lanciato dalla commissione europea. La commissione aspetterà una risposta dai paesi membri fino al 12 gennaio. Trascorso tale termine l’energia nucleare sarà de facto considerata una soluzione per la transizione “green”. Alla luce di quanto sappiamo sull’energia nucleare, senza dimenticare le tragedie ad opera di questa tecnologia, la parola “green” non può che appare come “greenwashing”, mascheratura ecologica di un sistema di produzione energetica che impatta per decine di millenni.

I presunti vantaggi che gli “esperti” assicurano porterà l’utilizzo massivo del nucleare come fonte energetica primaria (come la riduzione del costo energetico divenuto insostenibile con i combusti fossili), ma saranno annullati dai danni collaterali di questa scelta. «Le grandi compagnie inquinanti – commenta senza mezzi termini la direttrice europea di Greenpeace Magda Stoczkiewicz – saranno ben liete di avere l’approvazione dell’Ue per attrarre investimenti e continuare così ad ammorbare il Pianeta bruciando combustibili fossili e producendo scorie radioattive».

«Il nuovo anno sta aprendo la strada per l’Inferno – spiega l’attivista Irina Brashchayko – le destre italiane stanno già preparando il nuovo referendum sul nucleare, che a fronte alle energie sempre più care ha molte probabilità di passare. Chi rinuncerebbe volontariamente alle comodità della società consumistica? Neppure la pandemia è riuscita ad arrestare la sua corsa. Questa corsa sfrenata verso un PIL sempre più alto per cui ogni cosa è lecita: invadere altri paesi, sfruttare i disperati, risparmiare sulla sicurezza del lavoro, produrre la merce scadente purché si venda, inquinare. Anche il nucleare, nonostante la sua risaputa pericolosità, viene presentato come salvatore non solo del PIL, ma addirittura del mondo». 

L’idea che l’energia prodotta dal nucleare sia una fonte pulita ed illimitata è solo una favola. Favola per addormentare il senso critico. I presunti benefici dell’impiego di tale tecnologia sono superati di gran lunga dagli effetti collaterali. Dai costi di costruzione, che finiranno per gravare sulla spesa pubblica (quindi sulle nostre tasse) al danno ambientale causato per la costruzioni di un reattore. Senza dimenticare che ad oggi non siamo ancora in grado di stoccare in modo sicuro le scorie radioattive. «L’energia nucleare – spiega Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e professore emerito di Fisica presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, su “Il Fatto Quotidiano – non emette Co2, ma non si può definire ‘pulita’, perché ha impatti negativi sull’ambiente circostante».

Le scorie radioattive «possiamo solo metterle da qualche parte, ma il problema è capire dove e per quanto tempo visto che sono nocive alla biosfera e, in particolare, agli esseri umani. Trovato un sito, non si può avere la certezza che, nelle prossime centinaia o migliaia di anni, non arrivi l’acqua che scioglie le cose e le porta in giro o che nessuno vada a metterci il naso. Soluzioni definitive non sono mai state trovate: la maggior parte delle scorie prodotte finora nel mondo si trova in depositi temporanei. Anche se i reattori funzionassero alla perfezione, avremmo un vantaggio per qualche decennio, lasciando un’eredità per secoli o millenni alle future generazioni. È demenziale, significa ammazzare il futuro con il presente».

Questo 2022, dalle premesse, si preannuncia un periodo di forti tensioni. Tensioni che si concretizzeranno, nel bene o nel male, in scelte che avranno delle conseguenze sui nostri figli. Non possiamo ipotecare il futuro del nostro pianeta e delle generazioni avvenire per imboccare un sentiero incerto. Un falso mito studiato a tavolino per garantire un benessere effimero e momentaneo a una parte di umanità. Saremo in grado di «ribellarci contro la logica del capitale? – si chiede Irina Brashchayko – o continueremo a credere alle favole? Anche a quella del nucleare ecologico?».