L’eco-Babbo Rurale (alias Erminio Nardone) dell’associazione Ecopotea cerca in qualche modo di scarnificare l’immagine stereotipata di un Babbo Natale paffuto. Eroe opulento e sprecone che dovrebbe incarnare la svorabbondanza consumistica e la ricchezza iniqua di cui il capitalismo finora si è fatto portatore. «Per convincere i bambini che sono Babbo Natale – spiega Nardone – devo imbottirmi. Quando mi vedono magro non ci credono che sono Babbo Natale. Lo vogliono grasso!»
Babbo Natale è una figura centrale nell’immaginario natalizio, in modo particolare per i bambini, che aspettano con trepidazione i doni che lascia sotto l’albero. Esiste una ricca letteratura su Babbo Natale. Una fonte di storie miste a folklore locale che negli anni hanno contribuito a plasmare l’immagine che noi tutti conosciamo del babbo. Un uomo anziano, barba lunga e bianca, vestito di rosso che vive al Polo Nord in una fabbrica di giocattoli, assistito dagli elfi – abili costruttori di giochi per bambini – che la notte di Natale consegna a bordo di una slitta trainata da magiche renne.
Le sue origini sono antichissime e diverse da popolo a popolo. Si fa risalire la sua origine a San Nicola da Myra, un vescovo cristiano del IV secolo, di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita tre fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste. Da qui divenne protettore dei bambini e nei secoli protettore della città di Bari. Il folklore germanico si ricollega al mito di Odino. Si narra che durante il solstizio d’inverno Odino organizzasse una battuta di caccia con gli dei. Durante questa battuta era usanza per i bambini lasciare appese calze piene di carote e paglia per nutrire il cavallo di Odino. Odino in cambio lasciava dolciumi al posto della paglia.
Sempre dalla tradizione delle tribù germaniche ci arriva il racconto di un uomo alle prese con una creatura maligna. Un essere che introducendosi nelle case, attraverso la canna fumaria, si nutriva dei bambini. Il demone una volta catturato venne condannato per redimersi annualmente a visitare le case portando doni ai bambini. Un racconto dai tratti molto esoterici ci viene dalla Russia. Secondo studi antropologici la figura di Babbo Natale è da far risalire ad antichi sciamani che popolavano la Siberia (v. Tony Van Renterghen, “Quando Babbo Natale era uno sciamano”, a cura di I. Dal Brun). Questo sciamano era solito raccogliere “Amanita muscaria”, fungo allucinogeno che venina deposto in grossi sacchi appesi sul fuoco per permettergli di seccare. Il fungo serviva durante il rituale del solstizio d’inverno per permettere a chi vi prendeva parte di poter celebrare il ritorno della luce solare riconnettendosi con il mondo gli spiriti attraverso lo stato di trance indotto dal fungo stesso.
Negli anni ’30 “Coca-Cola” mette mano sul personaggio (Santa Claus è proprio una contrazione di St. Nicholas). Gli toglie l’abito tradizionale – una casacca verde – lo veste di rosso e lo ingrassa. Un grande, paffuto e gioioso uomo bianco di mezz’età che brandisce una bottiglia di Coca-Cola. Un’immagine talmente stereotipata che finisce con ingombrare l’immaginario collettivo offuscando le tradizioni. Il babbo della multinazionale si diffonde in tutto il mondo portando con sé la sua idea di Natale. Un periodo di ingrasso, di consumo sfrenato ed immotivato all’apparenza giustificato da un buonismo stucchevole propagandato attraverso un bombardamento massmediatico ripetuto.
«…sempre più violenta e intollerante si fa la cultura di babbo natale (volutamente scritto con iniziali minuscole) che […] con il Natale cristiano non ha nulla da spartire. […] Sta scippando e defenestrando il Natale cristiano per buttarlo fuori dalla scena del sociale che conta, […] [in] modo strategicamente vincente, poiché si avvale della potenza persuasiva dei mass media di maggior audience, che puntano le carte sulla carica emotiva, e del mercato economico…» (Giuseppe Zenti)
Attraverso Erminio Nardone l’immagine di Babbo Natale si trasforma e si carica di nuova magia. Nardone reinterpreta il personaggio – secondo la mission dell’Associazione Ecopotea – legandolo a filo doppio con l’entroterra (campano e non solo), alla cultura della terra e ai sui prodotti genuini. Promuove un natale ecosostenibile, come nel video realizzato l’anno scorso con l’associazione “Terra Buona”, proposto sopra: l’Eco Babbo Rurale dona perle di consapevolezza. Un monito per grandi e piccini a vivere “della bontà della natura” e un piccolo sogno: sottrarre alle multinazionali e ai grandi marchi un personaggio tanto amato dai bambini portandolo tra pecore, cavalli, ulivi e “friarielli”.
Vittorio Palmieri