Alberi abbattuti e seppelliti nel letto del fiume. Cosa accadrà alla prossima piena?
Molte le perplessità espresse qualche giorno fa dal geologo Roberto Pellino sui lavori di manutenzione che stanno interessando i fiumi cittadini da circa un mese. La necessità di eliminare le specie vegetali arboree e arbustive in grado di pregiudicare il buon deflusso delle acque sarebbe sfociata, secondo l’ambientalista, in qualcosa di simile a uno sterminio generalizzato della flora (manutenzione o desertificazione?). La critica più pesante di Pellino riguarda l’elaborazione del progetto: «quando non c’è un progetto non si può contestare nulla o essere d’accordo su qualcosa». Marcello Stefanucci, delegato Lipu per la provincia di Benevento, nota invece la difficoltà di tradurre le linee guida stilate dalla Provincia per la manutenzione dei corsi d’acqua «in azioni pratiche che attuino le imprese quando lavorano a questo tipo di intervento».
In effetti, osservando i lavori, si ha a momenti l’impressione che le istruzioni della Provincia fungano come indicazioni ab-contrario di ciò che si debba fare. Una documentazione video da noi raccolta (pubblicata in parte alla fine dell’articolo) mostra due operai soli sul cantiere al di sotto del Ponte di Calore, entrambi impegnati nel controllo di mezzi cingolati. Vediamo cosa ne pensano le “Linee guida per la manutenzione dei corsi d’acqua, naturali o artificiali, esistenti nel territorio provinciale” realizzate dalla Provincia e consultabili sul sito dell’assessorato all’ambiente. Le imprese che interverranno sui corsi d’acqua devono essere affiancate da un esperto (agronomo, forestale, botanico, faunista…) il quale «deve essere presente in cantiere durante tutte le fasi dei lavori e far eseguire correttamente i lavori all’impresa, in accordo con la direzione dei lavori».
I due operai, soli soletti, utilizzano il braccio meccanico dei caterpillar per abbattere e sradicare la vegetazione. Secondo il geologo Pellino, in ecosistemi delicati come quello fluviale non dovrebbero assolutamente entrare grossi mezzi meccanici e le operazioni di taglio selettivo dovrebbero essere fatte a mano: ne va della “selettività” del taglio. Le Linee della Provincia non escludono l’uso di non ben definiti “mezzi meccanici”, ma esso «potrà essere preferito, in quanto di maggiore economicità e celerità, esclusivamente nei casi in cui si riesca a garantire una qualità d’intervento non inferiore a quella ottenibile mediante l’uso di manodopera specializzata», cosa francamente difficile: «si tratta di interventi di gestione e manutenzione e non di eliminazione della vegetazione», ricordano ancora le Linee.
Ma il punto senz’altro più inquietante delle operazioni svolte sul finire della scorsa settimana sotto il Ponte Vanvitelli (o di Calore) riguarda lo smaltimento degli alberi abbattuti. La documentazione video mostra chiaramente che i mezzi cingolati trasportano gli alberi appena tagliati direttamente nel corso del fiume. Essi vengono ricoperti di terra in attesa che uno dei due mezzi vi passi sopra, compattando e uniformando il terreno. L’alveo del fiume ha quindi subìto degli innalzamenti ed il corso dell’acqua è stato alterato, laddove nelle Linee guida è vietato «eseguire rettifiche o modificazioni dei tracciati naturali dei corsi d’acqua».
«Tutto il ricavato dalle operazioni di taglio, compreso le ramaglie – statuisce il documento della Provincia – deve essere portato fuori dell’area di cantiere e dalle pertinenze idrauliche, in quanto è vietata la formazione di depositi e cumuli in alveo e sulle sponde.» Perché allora gli alberi non sono stati smaltiti al di fuori del fiume ma seppelliti? Cosa accadrà alla prossima piena? Gli alberi che si temeva non potessero resistere alla corrente con le proprie radici si opporranno più valorosamente sradicati e coperti da un po’ di terra?
Alessandro Paolo Lombardo