Durante il festival Corto e a capo – Mario Puzo Film Festival – VIII edizione: festival del cinema nelle aree interne al confine fra l’Irpinia e il Sannio, presso la libreria “Casa Naima” si è tenuta la presentazione del libro “Gomorra – Fenomenologia di un successo seriale“di Alberto Castellano a cura di Enrica Leone. Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico, ha intrattenuto il pubblico presente con una vera lezione sul Cinema poi sfociata in una discussione che è andata oltre il mero valore seriale di Gomorra, per affrontare il bagaglio di tematiche che la serie porta con sè innescando una riflessione profonda su realtà simili.
Il fenomeno di Gomorra: il libro in breve
Il libro indaga le cause del successo di Gomorra dal punto di vista della serialità che ultimamente sta acquisendo sempre maggiore importanza nel panorama audiovisivo. Un libro introduce Enrica Leone «che non è per gli addetti ai lavori, un libro interessante, che apre alle curiosità del dietro le quinte: i retroscena e come si sono operate delle scelte piuttosto di altre; la parte più interessante è su come ha lavorato Garrone: ha vissuto e lavorato a Scampia, ha scelto i suoi attori e le sue attrici calandosi nella dimensione di quello stato di natura che viene descritto»
«Non ho potuto scrivere un libro per gli addetti ai lavori – spiega Castellano – perché gli addetti ai lavori sono i primi detrattori della serie Gomorra. Mi sono rivolto ad un pubblico misto che fosse un fruitore o meno della serie. Mi interessava creare un documento che potesse essere utile anche per ripercorrere le varie stagioni». Gomorra è diventato un tale successo da generare un dibattito tra una varietà diversificata di “ideologie” pro e contro Gomorra: una delle cose che maggiormente viene recriminata dai detrattori, che spesso non hanno visto la serie o hanno letto solo il libro o hanno captato qualche scena di qualche episodio, è «di essere troppo crudo o crudelmente realistico per percepire la finzione. In realtà sono stati bravi a produrre una finzione che è più vero del vero». Una narrazione del reale di cui, ai suoi tempi, è stato vittima anche Pier Paolo Pasolini: è passato alla storia il processo per oscenità tenutosi a Benevento e terminato con il verdetto “non costituisce reato”.
Un successo seriale oltre i confini di Scampia
Da dove nasce il successo di Gomorra? La serie rappresenta «un modello – spiega il prof. Castellano – per il modo con cui si è riusciti a trapiantare e adattare in uno specifico sistema seriale nazionale alcuni modelli e principi narrativi, estetici e produttivi… che nell’ambito di un formato popolare e trasversale nel sempre più globale mercato dell’audiovisivo, hanno fatto di Gomorra, la serie che ha cambiato le forme e i modi della narrazione seriale televisiva nazionale». Il successo della produzione seriale è andata ben oltre i confini nazionali riuscendo a trovare consensi di pubblico internazionali; anzi, spesso, come spiega il professore «è una serie non seguita da quelli che, invece, potrebbero essere benissimo dei protagonisti della serie perché non la capisco».
Il successo internazionale della serie si spiega – non solo per la qualità della sceneggiatura, della fotografia, dell’ambientazione – ma nell’essere riusciti a descrivere una realtà criminale e criminosa fatta di storie e di personaggi – che fatte le dovute differenze – trovano corrispondenza anche in altre nazioni: «noi pensiamo di essere il peggio ma in realtà esistono periferie difficili e a rischio tanto quanto quella di Scampia».
Scampia “nun adda cagnà”: Gomorra un velo che non riusciamo a strappare
I fatti raccontati dalla serie sono storia: cronaca che ha trovato il suo compimento nei giornali e nelle vite delle persone. Scampia, oggi, ha un volto nuovo: non è più il centro di una criminalità organizzata mostrato da Gomorra bensì una roccaforte da cui stanno nascendo idee e progetti che puntano ad un cambiamento socio-culturale: basta pensare alla “Scugnizzeria” – più che una libreria una base di “spaccio di libri” – e il progetto Editoria Terrona, una casa editrice open access, come si definiscono loro stessi. Eppure sembra che Scampia non debba cambiare, la dimensione di Gomorra «rimane contemporanea – chiede Enrica Leone – non siamo riusciti ad emanciparci da quella realtà, come è possibile?»
«Le cose non cambiano in funzione di una serie o di un film. Il cinema – spiega il professore – non può cambiare il mondo: è uno strumento per leggerlo meglio. Il problema è interpretare la realtà» Quindi «chi ha peccato? – si interroga Enrica – la politica e con lei la classe intellettuale?» Sicuramente «Scampia – risponde Castellano – non è più la principale piazza di spaccio europeo ma non perché è successo qualcosa che li ha fatti cambiare. Solo che hanno deciso che non era meglio gestire il business in altre direzioni e in altro modo».
Il destino di Scampia è cambiato, forse, per i riflettori accessi dalla macchina da presa su quel mondo nascosto eppure già in bella mostra. Forse semplicemente il business criminoso si è evoluto, forse anche la criminalità organizzata ha trovato più conveniente delocalizzare la produzione. Ma oltre il caso seriale resta il substrato sociale che continua a vivere in quella realtà e che continua a sentirsi rappresentato nei personaggi raccontati.
Vittorio Palmieri
Foto di Adriano Musto