Il progetto “Sve(g)liamo la Dormiente” nasce per far (ri)conoscere il valore del capitale naturale del Taburno, per stimolare una presa di coscienza e far emergere i comportamenti virtuosi.
Tra le attività organizzate anche un corso per il riconoscimento e la raccolta delle erbe spontanee. Il percorso, strutturato in tre incontri settimanali, si concluderà sabato 28 maggio presso L’Antico Rifugio del Tasso a Cautano. Saper riconoscere le spontanee, sapere come e quali raccogliere, perché e l’uso che possono avere è uno dei punti cardine del progetto “Sve(g)liamo la Dormiente”. Questo evento «vuole sensibilizzare la comunità a vivere la montagna – introduce la giornata Maurizio Zotti, rappresentante della Facoltà di Agraria della Federico II – «anche attraverso la raccolta dei prodotti del sottobosco.» Recuperare queste conoscenze significa «far rivivere le aree rurali, soggette a spopolamento, attraverso delle attività che possano rinvigorirle.»
Le erbe spontanee: «pazienza, lentezza e magia»
La raccolta delle erbe spontanee è una attività millenaria che oggi sta ritornando “di moda” con il nome di foraging. In passato andare per prati in cerca di erbe era più di un semplice passatempo. Infatti era il sistema più veloce per mettere qualcosa a tavola. Ma non solo, infatti, alcune erbe hanno caratteristiche in grado di contribuire al miglioramento della nostra salute. Oggi ci stiamo riavvicinando a questa pratica riscoprendone l’importanza ma è necessario approcciarci ad essa in maniera «responsabile e sempre nel rispetto della natura.»
Le erbe sono un mondo infinito, un mondo che ti rapisce e ti porta a voler conoscere tutto di ogni filo d’erba in un prato. Una continua ricerca e studio su ogni foglia. «Un mondo che non ha fine – spiega Aurelia Palmieri, attivista dell’Associazione Caat – che ci ricollega alle nostre tradizioni, a piccoli riti secolari. Raccogliere fiori per i centro tavola. Vederli sfiorire e poi seccare. Conservarli per poi bruciarli nella notte di San Giovanni è un mondo fatto di pazienza, lentezza e magia.»
Il connubio tra erbe e magia è molto forte, in modo particolare, nel Sannio dove il ricordo delle streghe, delle Janare, è divenuto il simbolo della regione. «La strega assume, nell’immaginario collettivo, l’accezione peggiore: una strega cattiva che rapisce i bambini» – spiega Francesca Gerardo – «in realtà le “streghe” qui nel Sannio erano le sacerdotesse di Jana, da cui il termine Janara. Erano delle esperte di piante, delle raccoglitrici. Ma con il tempo abbiamo abbandonato la figura della Janara come di donna saggia.»
“Sve(g)liamo la Dormiente”: Il progetto
Il progetto è promosso dall’Associazione WWF del Sannio con partner pubblici e privati: l’Achab Med Srl, che si occupa dello sviluppo di progetti innovativi e sostenibili; l’Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale, fondata per promuovere la ricerca e la conoscenza ornitologica e faunistica; Terra&Radici, associazione che promuove la conoscenza e lo sviluppo dell’area del Taburno; l’Ente Parco Regionale del Taburno Camposauro; l’Onlus Giardino Oltremodo Botanico; l’Associazione Gramigna, che gestisce orti sociali e fonda “La casa dell’erbe” per lo studio delle erbe spontanee ; LUTRIA snc – Wildlife Research and Consulting, una società privata che si occupa di ricerca ecologica applicata alla conservazione della fauna; l’UOD Servizio territoriale provinciale di Benevento, un ufficio della Direzione Generale per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Campania.
“La dormiente del Sannio”, il massiccio Taburno Camposauro, chiamato così in gergo popolare proprio perché il suo profilo ricorda una donna sdraiata. La dormiente fa parte del Parco Regionale Taburno Camposauro, è una delle grandi aree naturali protette della Regione Campania. Il progetto, giocando con le parole, sottolinea fin da subito i due fronti su cui opera: Svelare, far conoscere il valore del capitale naturale del Parco condividendo le conoscenze con gli abitanti; Svegliare, comunicare con il territorio stimolando una presa di coscienza generale. Insomma portare alla luce un mondo che è sempre stato sotto i nostri occhi ma di cui ignoravamo l’esistenza.
«L’obiettivo specifico del progetto – possiamo leggere sul sito dell’iniziativa – è di mettere al centro il concetto di tutela della biodiversità come agente preventivo alla manifestazione di molteplici rischi ambientali, poiché gli ultimi sono legati alla prima in maniera interdipendente. In tal senso si vuole ottenere l’instaurazione di una coscienza ambientale, dove il cittadino si trasforma da potenziale agente impattante il patrimonio naturale a garante della sua tutela.» Uno dei pilastri dell’intero progetto è la partecipazione attiva dei cittadini. Partecipazione che passa per l’educazione ambientale: azione basata sul coinvolgimento degli istituti scolastici e degli studenti del territorio. «L’azione intender far acquisire ai ragazzi e alle ragazze una presa di coscienza diversa del proprio territorio e “un contatto” nuovo grazie ad approfondimenti in aula ed esperienze sul campo. Non basta, infatti, informare e far conoscere, ma occorre motivare al cambiamento e alla partecipazione.»