Ai microfoni di Radio Morgan, nel programma “Guitar Hero” condotto da Massimiliano Castellani, il pittore e musicista di Terni, tra gli ultimi testimoni del sound sciamanico di Hendrix, racconta questa sera il mitico concerto del ‘68 al Teatro Brancaccio di Roma.
Conoscete qualcuno che abbia assistito a un concerto di Jimi Hendrix? Pensateci un attimo e riflettete sul fatto che probabilmente gli ultimi ad avere avuto un’opportunità del genere sono forse pochi, se riduciamo il raggio d’azione al contesto italiano, ancora di meno, tutti sicuramente nati a cavallo degli anni ’40 del secolo scorso, come lo stesso chitarrista e cantautore di Seattle, che chiuderà la sua parabola esistenziale artistica prematuramente e tragicamente nel 1970, dopo aver lasciato nel panorama della musica rock mondiale un segno indelebile e immortale, rinnovando il modo si suonare la chitarra elettrica grazie al suo approccio anarchico e sciamanico.
Luciano Regoli, classe ’49, artista, pittore e frontman della band prog Raccomandata con Ricevuta di ritorno, di casa all’Isola d’Elba, racconta questa sera, domenica 30 maggio, ai microfoni di Radio Morgan, all’interno della trasmissione Guitar Hero (vai al link) condotta da Massimiliano Castellani, il concerto della Jimi Hendrix Experience andato in scena a Roma al Teatro Brancaccio il 24 Maggio del ‘68. Il rocker americano insieme alla sua band fu impegnato in quell’anno in otto date italiane, rimaste nella leggenda.
Massimo Bernardi, tra le curiosità del tour italiano di Hendrix, fu il proprietario del Titan Club e colui che portò la Jimi Hendrix Experience in Italia firmando un contratto all’epoca per otto concerti di 4mila e 400 dollari, circa 500 mila lire a concerto, con annessi tecnici, viaggi e strumenti musicali (fonte Tg2). L’artista Luciano Regoli è stato raggiunto telefonicamente da bMagazine prima della puntata radiofonica di questa sera per avere qualche breve anticipazione, era troppo forte la curiosità.
Luciano, cosa significa aver visto Jimi Hendrix dal vivo?
«Sul palco mi spaventava, era un animale, nessuno di noi a quel concerto a Roma aveva visto e sentito dal vivo nulla del genere fino a quel momento; mai visto qualcosa di selvaggio in quella maniera, come il look, i suoni, sembrava venuto fuori dalla Tanzania. All’epoca, solo pochi sapevano chi fosse Jimi Hendrix, al Teatro Brancaccio, dove c’erano casse di 100 watt sparse per tutta la struttura, eravamo 1500 persone ma venute da tutta Italia.»
Vi siete sentiti dei privilegiati?
«Privilegiati perché eravamo già pronti, pochi infatti ascoltavano Jimi Hendrix, quel tipo di musica era seguito da un gruppo sparuto di appassionati che ricercava oltre i confini nazionali. All’epoca i ragazzi non viaggiavano, c’erano pochi hippy che andavano in India o in Inghilterra, altri emigravano per lavoro e quindi magari potevano avere la fortuna di scoprire nuove realtà musicali. Il resto non era pronto a quel sound, c’erano tutti complessini di Morandi e i Camaleonti… Hendrix ci ha stravolto.»
Secondo Massimiliano Castellani, speaker di Radio Morgan, chitarrista e insegnante all’Isola d’Elba, con un trascorso al prestigioso Git (Guitar Institute of Technology) di Hollywood in California, dove ha modo di seguire le lezioni dei più famosi insegnanti di chitarra moderna, «Jimi è stato sicuramente il primo Guitar Hero della storia moderna, un mito imprescindibile». «Nella trasmissione – aggiunge – vorrei parlare di molti altri grandi noti e meno noti, di tutte le epoche e gli stili e occasionalmente anche di non chitarristi… come nel caso di Regoli con cui la prossima settimana affronteremo il Prog Italiano del 1970.»
Michele Intorcia