La parola cruciale è “outdoor”: giocoleria all’aperto, tra boschi e campagne, perché solo conoscendo il proprio corpo si può conoscere e amare appieno il paesaggio. «Ho sempre pensato che la giocoleria sia un allenamento alla vita», spiega Gianpaolo Iannace, performer e artista di strada, promotore di “Outdoor Juggling Lessons For A Playfull Life”. Una lezione utile, considerando che «quella che per millenni è stata chiamata e ritenuta “vita” sembra discostarsi in maniera tanto significativa dalle nostre sempre più statiche e mortificanti abitudini quotidiane».
L’Associazione Culturale Nuova Destinazione d’Uso lancia “Outdoor Juggling Lessons For Playfull life”, un progetto del performer Gianpaolo Iannace che coniuga giocoleria all’aperto, fotografia e iniziative site specific per promuovere uno stile di vita in armonia con l’ambiente. Un percorso in punta di piedi che solca strade nuove con un passo attento e una presenza vigile, indagando le nuove possibilità che questo strano periodo storico può offrire. «Amo la giocoleria – racconta Gianpaolo – e mi piace l’idea di diffonderla. E’ un’attività completa che comporta una crescita interiore e l’acquisizione di importanti life skills, come ad esempio la gestione dello stress. La pratica della giocoleria ci porta costantemente a confrontarci con l’errore: tutti i maestri concordano che il muscolo più allenato del giocoliere è la schiena perchè per imparare siamo costretti a chinarci e raccogliere oggetti costantemente. Nella pratica della giocoleria sviluppiamo una forte auto-osservazione, ed è solo restando calmi, placando la nostra frustrazione e sviluppando il nostro osservatore interiore che possiamo comprendere perché l’oggetto è caduto e migliorarci, micro-movimento per micro-movimento fino a riuscire nell’esercizio.
E’ un allenamento alla calma, alla perseveranza e alla volontà, è un allenamento alla vita. Imparando la giocoleria si impara ad imparare, si acquisisce una forma mentis utilissima per ogni processo di apprendimento. Un altro aspetto, spesso sottovalutato (che il lavoro di Craig Quat ha messo particolarmente in evidenza, sviluppando una metodologia innovativa con il contributo di Lapo Botteri), è che la giocoleria è una pratica accessibile, che può beneficiare ogni individuo. Non c’è bisogno di alcuna capacità o condizione fisica particolare per fare giocoleria. Migliorano riflessi, coordinamento oculo-manuale ed entriamo in contatto con un modo di agire istintivo, primitivo, in cui il corpo agisce e “capisce” schemi prima che la mente riesca a spiegarlo.
Uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Regensburg, in Germania, ha constatato che la pratica della giocoleria può anche modificare alcune aree del cervello di un adulto, ovvero la materia grigia (che consiste perlopiù in cellule neuronali) nell’area medio-temporale e nel solco intraparietale posteriore sinistro, due regioni “addette” all’informazione visiva del movimento. Analoghi incrementi sono stati registrati anche su un’altra regione cerebrale, la sostanza bianca, cioè l’insieme di fasci neuronali che connette le diverse aree del cervello, in particolare i fasci neuronali che connettono le diverse aree del cervello sono stimolati per via dei complessi movimenti che coinvolgono entrambi i lati del corpo in maniera asincrona. Ma soprattutto la giocoleria è un’attività che acquieta il chiacchiericcio della mente, praticandola entriamo in uno stato meditativo; nella presenza del qui ed ora. Ho incontrato diversi meditatori che, dopo aver provato a giocolare, hanno affermato di arrivare allo stesso stato che percepiscono durante la meditazione, tramite una pratica leggera e giocosa. La giocoleria è un’attività sensoriale che comporta una lieve distorsione della nostra relazione con tempo e spazio, allargando inevitabilmente i confini della coscienza. »