Buon 8 Marzo con la piccola rivincita di nonna Maria Carmela, simpaticissimo e tenero esempio di tenacia e femminismo rurale. «Le unghie coloratissime di mia nonna sono il simbolo del trionfo dei suoi desideri che possono finalmente venire fuori dopo una vita di inconsapevole sottomissione al mondo maschile», commenta la musicista e attrice sannita Eduarda Iscaro, autrice della spontanea intervista. Cantante, attrice, cantautrice e polistrumentista sannita, Eduarda ha seguito un percorso tra musica popolare e teatro musicale, collaborando col premio Oscar Nicola Piovani e con attori come Angela Pagano, Massimo Wertmuller, Anna Ferruzzo, Massimo Andrei e Lunetta Savino. Laureata in filologia classica presso l’Università “Federico II” di Napoli insegna italiano, latino e greco, non di rado soffermandosi sui rapporti etimologici tra dialetti e lingue classiche
Com’è nata questa “intervista”?
EDUARDA ISCARO: Qualche anno fa ho deciso di registrare questo racconto che mia nonna mi aveva fatto molte volte. Mi sembrava un modo sensato, puro e privo di retorica spicc
iola per celebrare l’otto marzo.
Ti va di riflettere su questa sorta di femminismo rurale, che ha il sapore di giocosa rivincita e sembra riflettere la proverbiale pazienza degli avi?
E. Le unghie coloratissime di mia nonna sono il simbolo del trionfo dei suoi desideri che possono finalmente venire fuori dopo una vita di inconsapevole sottomissione al mondo maschile. La sua vanità, la sua femminilità è rimasta per molti anni sotto la cenere, ma appena è stato possibile la fiammella si è riaccesa e brucia con la stessa intensità di quando era un’adolescente. Le unghie di mia nonna sono il simbolo di una resistenza e di una rivincita finale. Mia nonna ha molto am
ato gli uomini della sua vita, si è sempre adeguata a una condizione che riteneva ineluttabile, ma appena ha potuto, senza rabbia e senza desiderio di vendetta, si è rifatta, seguendo il suo istinto.
Raccontaci un po’ di tua nonna.
E. Mia nonna è nata a San Nicola Manfredi il 28 settembre del 1933. Si chiama Maria Carmela De Iorio. Ha lasciato la scuola abbastanza presto a causa della guerra. Ha sempre lavorato in campagna e per diversi anni come operaia tabacchina nel tabacchificio dei Parrella a San Nicola Manfredi. Si è sposata con mio nonno e ha cresciuto tre figli. Io sono la sua prima nipote. Quando sono nata lei era ancora molto giovane e mi racconta, senza ipocrisia, che non era per nulla contenta del mio arrivo perchè non voleva affatto diventare nonna. La schiettezza è la sua più grande qualità. E’ una grande affabulatrice e narratrice di storie popolari. Parte da un canovaccio e inserisce ogni volta elementi di novità sulla stessa trama. Una vera improvvisatrice. A lei il mio mondo immaginifico e fantastico deve tanto. Ancora oggi quando posso vado a dormire a casa sua. Mi piace molto addormentarmi vicino a lei nelle sere di pioggia mentre narra i fatti delle Ianare, di Cacalemmete e di altri personaggi di tal fatta… il mio inconscio di bambina non ha avuto modo di subire i danni inferti da Principi Azzurri, Belle Addormentate e Cappuccetti Rossi. Dopo le favole attacca con le preghiere della buona notte, alcune delle quali sono in dialetto… una goduria!