Considerato nel folklore irlandese l’accesso al regno delle fate, il Sambuco ha la capacità di fare al contempo bene e male, anche per le sue spiccate proprietà terapeutiche accompagnate da un certa tossicità. Insomma, la contesa tra Silente e Voldemort è solo l’ultima di una lunga tradizione
Il Sambuco era considerato sacro dai Celti, che associavano tale albero al tredicesimo mese del calendario degli alberi (25 novembre – 21 dicembre) e in particolare al periodo più buio dell’anno, ritenendolo pertanto simbolo di morte e rinascita. I Danesi credevano che l’albero fosse abitato da uno spirito, chiamato “Hylda Moer” (Madre del Sambuco), che aveva la capacità di proteggere o arrecare danno, a seconda dei casi: nulla poteva essere preso dall’albero, men che meno il legno, senza aver preventivamente chiesto il permesso a tale spirito, a meno di non voler incappare nella sua ira. La dualità del nero delle bacche e del bianco dei fiori, insieme alla sua capacità di essere nutrimento o pianta tossica, a seconda dell’uso, sono probabilmente in relazione all’idea di una pianta capace di fare sia il bene che il male. Nel folklore irlandese il Sambuco era associato al mondo delle fate e si credeva che chiunque sedesse sotto l’albero alla vigilia del solstizio d’estate o durante la notte di Samhain (nota anche come Capodanno Celtico e oggi ritenuta all’origine di Halloween) avrebbe visto il Re delle Fate.
Il Sambuco è stato ritenuto per lungo tempo una delle principali piante medicinali nella tradizione europea. Tutte le parti della pianta sono state usate (e sono usate tuttora) in terapia, anche se le parti verdi hanno una certa tossicità e vanno adoperate con cautela. Tale pianta, infatti, “apre” tutti i canali corporei di eliminazione, essendo capace di indurre la sudorazione, il vomito, la purgazione, la diuresi, l’espettorazione e finanche le mestruazioni, mentre nel contempo tonifica e nutre. I fiori freschi sono diaforetici, capaci, cioè, di indurre la sudorazione e di portare il sangue verso la superficie del corpo e sono indicati in caso di tosse e raffreddore, ma anche di convulsioni ed epilessia. I frutti hanno proprietà analoghe ma sono più decisamente tonici , oltre che antianemici; in forti dosi sono purgativi. Sia i fiori sia le bacche hanno una importante attività antivirale che li rende particolarmente adatti in caso di malattie causate da virus (influenza e raffreddore in primis).
Non è certo una bacchetta magica, ma viene da pensare che non a caso l’autrice di Harry Potter abbia scelto il legno di questa pianta per la bacchetta più potente del mondo dei maghi, passata dalle mani del mago buono Silente a quelle dell’oscuro Voldemort: ricordo, forse, della duplice natura del Sambuco e della magia che le antiche tradizioni gli attribuiscono all’unanimità.
Pierluigi Campidoglio