Bukò

“Beato chi entrò nei meandri del Bukò”. 4 anni fa l’ultima serata

4 anni fa il circolo virtuoso “Bukò” di Benevento ha aperto i battenti per l’ultima volta, con un’asta pubblica per lasciare a chiunque volesse un pezzettino della sua storia e della sua convivialità. Bicchieri, caraffe, tavoli, damigiane. Ma la nostalgia e la necessità del “Bukò” nel capoluogo sannita non si sono affievolite con il tempo


Animato dagli attivisti e operatori culturali Andrea Maio, Francesca De Rienzo, Roberta e Allen Zollo, Moreno Penna, Claudio Angiolelli, Paola Di Micco ed Eugenia Giancaspro, per anni il “Bukò” ha spronato Benevento e sfidato un certo tipo di “beneventanità”: quella per cui cultura è solo cooptazione e apparenza, quella che si trastulla ad enumerare tutte le mancanze di una piccola città, ma che non si attiva per il cambiamento e boicotta fermenti e novità. Ha promosso un approccio all’esistenza di provincia colto e popolare, tutt’altro che provinciale, chiamando a raccolta creativi da tutto il Sannio (al netto degli ospiti esterni, delle intese con associazioni di tutta la Campania e delle presenze straniere, giunte persino dai Paesi Baltici con la complicità della “Cooperativa Immaginaria”).

In 4 anni di intensa attività, il “Bukò” è diventato uno dei capisaldi dell’associazionismo sannita, presidio delle “Tribù del Cambiamento” e del “SoldoCorto”, moneta locale nata su iniziativa del librario indipendente Alessio Masone per promuovere coesione sociale, economia relazionale e autodeterminazione territoriale. Quasi tutti i fermenti creativi sanniti hanno trovato accoglienza al “Circolo Virtuoso” attraverso centinaia di appuntamenti dedicati a musica, cortometraggi (“Bukòrto”) o competizioni poetiche (da qui lo “Slam poetry” d’importazione americana ha contagiato la Campania). Più di una celebrazione del 25 aprile è partita dal “Bukò” o vi ha fatto tappa, assieme a raccolte firme e iniziative civiche. Da questa fucina artistica, infine, è partita la fortunata esperienza della “Banda del Bukò”, realtà musicale inclusiva approdata persino al “Carnevale delle Culture” di Berlino.

Dopo la Befana del 2018 è stata la volta dell’asta all night long e dell’ultima jam session, aperta a «tutti coloro che mantengono uno strumento in mano con un minimo di dignità». Così chiudeva il “Bukò”, vezzeggiativo di Bukowski, ma anche vero buco nel muro di gomma della cultura cittadina. Che dire: beato chi entrò nei meandri del “Bukò”. Nell’attesa della sua resurrezione.

 

Estratto video da “Teatri Sociali Uniti live in Bukò“, thanks to Ymca Parthenope Onlus e Cooperativa Immaginaria.