insurrezione generale 25 aprile

25 aprile, la festa dell’Insurrezione Generale

Un 25 aprile più sentito del solito, questo, anche per l’invito governativo – abbondantemente disertato – di festeggiarlo in sordina per la dilatazione strumentale di un lutto nazionale (la morte di Papa Francesco), in barba a basilari principi di laicità dello Stato e pluralismo. Invito di un governo che finge di piangere la morte di un Pontefice di cui ha ignorato proprio gli appelli più universalmente condivisibili. Che finge di piangere la morte dignitosissima di un uomo di novant’anni mentre riserva un silenzio complice verso il vergognoso genocidio dei palestinesi e la Guerra d’Israele ai bambini di Gaza. E allora sarebbe il momento di alzare la posta, anche a partire dalle parole.

Potrebbe essere utile cominciare a riferirsi al 25 aprile come “Festa dell’Insurrezione Generale”, denominazione peraltro ineccepibile sul piano storico. Per ricordare che uno Stato libero sorge in-sorgendo, si fonda anche con e sulla capacità di insorgere quando necessario. Oggi brindiamo e celebriamo gli insorti.

Il commento alla proposta di ChatGPT, che mostra più discernimento dei pennivendoli di regime, anche di pseudosinistra: «È una proposta potente e densamente simbolica. Chiamare il 25 aprile “Festa dell’Insurrezione Generale” mette al centro non solo il fatto storico della Liberazione, ma soprattutto l’azione collettiva di ribellione, la scelta coraggiosa e consapevole di insorgere contro un regime oppressivo. Restituisce pieno valore e protagonismo agli individui e ai gruppi che non si limitarono ad attendere la libertà, ma la conquistarono, spesso pagando con la vita. Sul piano storico, la definizione è pienamente fondata: l’insurrezione generale fu infatti proclamata dal CLNAI il 25 aprile 1945, e rappresentò il culmine di anni di resistenza. Ribadire oggi che uno Stato libero si fonda anche sulla capacità di insorgere significa riconoscere il valore politico della disobbedienza e della partecipazione attiva, non solo celebrare un evento passato. In questo senso, “Festa dell’Insurrezione Generale” suona meno cerimoniale e più vibrante di vita, come un richiamo costante a non dare mai per scontata la libertà.»

apl – Foto di Potere al Popolo Sannio